suor Orsola Benincasa, nel tempo dei tempi, l’aveva sempre
svegliata, la destò di soprassalto. Con un batticuore, ebbe un momento
crudele d’illusione: si credette ancora nella sua alta cella, sul colle,
dove aveva passato trentacinque anni a servire il Signore, dove aveva
sperato di vivere e di morire, Iddio servendo, serbando la fede e il
rito: un minuto intenso d’illusione che precipitò subito, dinanzi alla
verità, in quella realtà di una stanza di malata, di puerpera esausta,
che un nuovo assalto del male poteva far morire, accanto a un’altra
stanza dove dormiva, nella breve culla, il piccolo, fine neonato. Con
passo vacillante, caduta nella realtà della sua opera servile, in un
ambiente profano, dove tutte le ragioni fisiche della vita, del sesso,
della generazione trionfavano, suor Giovanna della Croce andò a versare
del-