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— Pian piano, succhia, — mormorò suor Giovanna della Croce, con un tremito di emozione nella voce.
— È debole, poverino.
— Non pare, debole.
— Che ne sapete voi, sorella mia? Voi siete monaca.
Seguì un silenzio.
— E Gaetano che fa? — riprese la malata, sempre un po’ inquieta.
— Vostro marito ha trasportato le sue carte di ufficio nella stanza da pranzo.
— Poveretto, poveretto! — mormorò Maria Laterza, agitandosi.
— Calmatevi, calmatevi, sorella mia: non dovete parlare tanto, non dovete muovervi tanto.
La malata s’immobilizzò, chiuse gli occhi: ma la sua fine e gentile fisonomia restò turbata da un’espressione penosa. Parve che si addormentasse, giac-