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fece un piccolissimo atto della testa, per dire che andava bene. Un lungo periodo di silenzio susseguì. Un orologio sovra una tavoletta fece udire un ronzìo, poi scoccò cristallinamente le nove.

— Che fa il mio piccino? — chiese la malata riaprendo gli occhi, fissando la lampada da notte che ardeva innanzi a una immagine della Madonna di Pompei.

— Poc’anzi dormiva nella culla. Debbo andare a vedere? — chiese premurosamente la monaca.

La puerpera annuì con un abbassamento di palpebre. Era così stremata di forze, che pronunziava il minor numero di parole possibili. Dopo pochi minuti la vecchia suora ritornò, si appressò al letto.

— Si è svegliato or ora: succhia.

— Succhia bene? — chiese con un po’ d’autorità la madre.