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tello, ebbe un sospiro breve di rimpianto per quel vano di balcone, dove aveva trascorso molte ore in contemplazione, in assorbimento. Sempre quella casa muta e cieca, dirimpetto, aveva prodotto su lei un effetto di pace: non so come, qualche volta, le era parso che quella muraglia fosse quella di un convento, quelle gelosie le gelosie, di un convento, sempre sbarrate. Infine, sì, avrebbe rimpianto quel piccolo spazio ove ella aveva pensato, pregato, lavorato, seduta sulla sedia di paglia, coi piedi appoggiati sui cannelli dell’altra sedia, tenendo sulle ginocchia o il libro di devozioni, o il rosario, o il tombolo.

Quando mai un’anima, in quelle ore diurne, era passata per quella viottola, da cui il suo balcone non era più alto di quattro metri? Colà, ella aveva goduto una tranquillità perfetta.