è il dolore: hanno di somigliante questa crisi dell’anima, questa crisi
così rude, che lacera tutti i veli dell’artificio sociale, che strappa
tutte le leggiere parvenze della vita mondana, che dirada tutte le
ipocrisie e che mostra nudo, ferito, sanguinante, il cuore umano della
principessa e della sconosciuta operaia. Il grido lacerante per cui pare
che si franga tutto l’essere, è sempre il medesimo, esca da belle labbra
fragranti di giovinezza e di sorriso, o da una bocca che disformò la
fatica e la fame; le lacrime cocenti, hanno lo stesso ardore che
corrode, sulle guancie delicatamente rosee e sugli zigomi sporgenti dei
volti cavi e pallidi; i singulti che erompono, irrefrenabili, hanno lo
stesso suono, scuotano essi le forme eleganti di una donna divinamente
bella o le ossa di una creatura divorata dalla povertà e dalla
tristezza. Che grande cosa è il dolore, mio amico e mio Maestro, come è
solenne ed ampio, come è uniforme e maestoso, come