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menti, di preghiere, di parole e di gesti ripetuti mille volte, quando era nella calma, sepolcrale solitudine delle Trentatre, protetta dalle forti mura, simili a quelle di una tomba.

Ancora una volta ella doveva fare un povero fagotto delle sue poche robe e partire, cercando un asilo poverissimo, ove andare a vivere gli anni della sua già avanzante vecchiaia: ma, prima di accingersi a questa novella dipartita, meno straziante, forse, meno angosciata, poichè il cuore ha la lenta assuefazione al dolore, ma non meno piena di dubbi, di smarrimenti, di paure, suor Giovanna della Croce compì quanto ogni alba ella faceva, da quarant’anni. Certo, vi era alcun che di meccanico, di monotono, di esteriore, in tutto quel susseguirsi di gesti e di atti religiosi, di preci e di litanie, che si legavano l’uno all’altro, ma bene