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zo: Signora Luisa Bevilacqua, già monaca nell’Ordine delle Sepolte Vive. L’aprì, la lesse. La lesse di nuovo, più piano, parola per parola. Il suo viso era diventato plumbeo e il capo era caduto sul petto.

Quando, un’ora dopo, Grazia Bevilacqua entrò nella stanza di sua sorella monaca, la trovò a quel posto solito, di fronte alla casa oscura e silenziosa. Suor Giovanna della Croce teneva il tombolo del merletto sulle ginocchia, ma non lavorava: le mani lunghe e magre erano abbandonate sul cuscino, coperto di tela verde. La monaca pareva assorta, niente altro.

La sorella, meno vecchia di lei di cinque o sei anni, non le rassomigliava. Era bionda e i suoi capelli erano tinti malamente, tanto che assumevano, qua e là, ombre verdastre: il viso era bianco e gonfio di un cattivo grasso: una co-