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monacale, ella s’inginocchiò presso il letto, appoggiandosi alla paglia della sua sedia. Ogni volta che compiva questi atti di adorazione alla Divinità, una tristezza le stringeva il cuore; il costante rimpianto della clausura, della regola rigorosa monastica, della pace conventuale, della vita religiosa, si faceva più vivo. La tela che aveva formato la sua vita di trentacinque anni, era stata lacerata, brutalmente: ed ella non giungeva a riannodare i fili infranti. Tentava di non vivere nel mondo, ma era nel mondo; tentava di rifare quella trama di preghiere, di astinenze, di devozioni, di omaggi religiosi, ma non vi riesciva se non in parte, imperfettamente, miseramente. Tutto si frapponeva fra lei e la rinnovazione della sua esistenza anteriore: e quanto ella tentava di fare, era una pallida e informe ripetizione, mancante