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storia di due anime 95


beati, pieni di cibo, di vino, di dolci, di gelati, guardavano, in piedi, o seduti, formando siepe. I tre suonatori, invitati da don Biagio Scafa, avevano già replicata tre volte la Dolores, le coppie si diradavano, già affrante. Soli, oramai, Anna e Mariano, nelle braccia una dell’altro seguivano il metro voluttuoso, con le ondulazioni del corpo e il duplice sorriso sulle labbra. E Domenico Maresca che li guardava, senza esser visto, senza esser curato, da un quarto d’ora, abbandonarsi alla seduzione del ballo, della musica, della gioventù, Domenico, che sentiva il fiotto dell’amarezza invadere largamente, le sue vene, il suo cervello, il suo cuore, Domenico, taciturno, obliato, udì un grande fracasso di applausi salutare la fine della mazurka, che i due avevano ballato così bene, e gli evviva entusiasti salutare la coppia perfetta.


Nella casa di via Donnalbina, salutati e abbracciati il padre e il compare, senza dar segno della più fugace emozione, Anna Maresca era entrata da padrona nella stanza da letto, tutta mobiliata di nuovo, e che ella conosceva perfettamente, poichè ogni mobile, ogni arredo, era stato scelto da lei, collocato da lei, negli ultimi due mesi del fidanzamento. Interdetto, Domenico Maresca era restato nel modesto salottino, mobiliato di una bourrette crema e rossa, tappezzeria voluta da Anna, poichè andava di accordo con la sua tinta calda e bruna;