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storia di due anime | 85 |
giorno delle sue nozze, lo comprese già così infelice, che ella sentì frangersi il cuore.
— Abbi pazienza, scusa, Domenico, se ho detto queste cose brutte... perdonami... ti ho fatto dispiacere... non volevo farti dispiacere...
E tremava tutta, reprimendo i singulti che le rompevano il petto.
— La gente lo dice... — disse lui, a voce bassa.
— Già... la cattiva gente... non bisogna darle retta... ho fatto male a ripetere... perdonami...
E, d’un tratto, con un vivo sforzo su sè stesso, Domenico esclamò:
— Tutte bugie! Annina è un angelo!
— Ah! — disse solo l’altra, impallidendo mortalmente sotto la sua cipria.
Ella si morse le labbra sin quasi a farle sanguinare; i suoi occhi da malinconici si cangiarono in vividi, scintillanti; una risata cristallina e fremente scoppiò dalla sua bocca fresca:
— Per un pittore di santi è necessario, un angelo!
— Vedrai, Gelsomina, che la metterò, come una testa di angelo, un giorno, in una Gloria della Madonna.
— Già, già: — ed ella rideva, rideva ancora, a sussulti.
Poi, si fermò dal ridere: respirò lungamente, rimase con la sua breve bocca schiusa, come un uccellino che beve l’aria, come quando era piccola. E il pittore dei santi ebbe un’improvvisa visione di quella infanzia, di quella adolescenza candida