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82 storia di due anime


è corrotta, o è diventata, vuol diventare, una piccola borghese. Era già un cappello di primavera, una paglia bianca, rotonda, con un grosso ciuffo di papaveri rossi e dei nastri bianchi, con quell’amore dei colori vivi e in contrasto fra loro, che è nella gente partenopea. I bei capelli castani, a folte masse, di Gelsomina, quei capelli così pesanti che le si snodavano sempre sulla nuca, nel collo, quei capelli che si disfacevano a ciocche sulla fronte, solo essi conservavano l’antica indipendenza, e sotto il cappello sembravano ancora sul punto di sciogliersi, respingendo le forcinelle di tartaruga. E, nelle sue nuove vesti, più belle e più corrette, sotto il cappello, Gelsomina conservava sempre la sua delicata bellezza, piena di una grazia gentile: ma qualche cosa di diverso, di altro vi si mostrava. Le sue fini guance erano coperte di veloutine, e, sovratutto, il piccolo segno che aveva presso il mento, la fragoletta, per cui la chiamavano fraolella: e dalla sua persona un profumo forte, grossolano si distaccava. Negli occhi grandi, grigiastri, era sparita una certa gioia maliziosa giovanile, che ne aveva fatto il fascino, per molto tempo, mentre vi persisteva una espressione di smarrimento, quasi infantile: talvolta, essi si oscuravano, intorbidati, spenti addirittura. Non aveva guanti e si vedevano le sue mani nude, un tempo rossastre e un po’ guaste dai lavori domestici: certo, ora, doveva strofinarle con la pasta di mandorle, per imbianchirle, per fare sparire quelle tracce. Aveva anche un anellino d’oro, con un rubino e una perla, molto