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II.


Nella freschissima mattinata di aprile, avanzando l'ora, il vivido sole primaverile si dilatava, luminosamente, nella grande piazza di santa Maria la Nova, chiariva il grigio travertino sulla facciata dell'antico convento, bagnava di luce calda i meschini alberelli del brevissimo giardinetto, sui cui rami già erano spuntate le povere piccole foglie, di un verdino smorto; toccava il sole, già, i primi gradini, a sinistra, della pomposa doppia scalea innanzi la vecchia chiesa; saliva, saliva, tanto da invadere tutto l'esterno del tempio maestoso, il grande finestrone centrale, i cui vetri scintillavano, il grande arco della porta nerastra, otturata dal pesante drappo oscuro, il vasto pianerottolo esterno a cui ascendevano i due rami della scalea, la balaustra di pietra, curiosamente lavorata; e giungeva, il sole, crescendo la mattinata, sino ai magazzini di mobili di Vincenzo Troise, sino a via Monteoliveto, sino alla stretta imboccatura dei Guantai Nuovi. E l'ampio spazio, sin dalla viottola, in fondo, che andava alla Madonna dell'Aiuto, la piazza sin sotto i grandi palazzi laterali Schisa e Gargiulo, il