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190 | storia di due anime |
sola... io che era una buona ragazza... e che sono una disgraziata...
— Ma tu non l’hai fatto! Tu non lo faresti?
— No — ella disse, levandosi. — Aspetto che Dio mi tolga da queste tribolazioni.
— Aspetti?
— Aspetto. Deve venire il giorno... deve venire. Addio, Domenico.
— Te ne vai adesso? te ne vai?
— È tardi, debbo andare — diss’ella, con atto rassegnato, levando le spalle.
— Mi lasci solo?
— Non posso passar la notte, qui — soggiunse ella, con un sorriso amaro.
— Ritornerai? domani?
— No. Come posso venire, qua, di giorno? Dimentichi chi sono? Qui... da te... come sono... vedendomi tutti? No, non verrò.
— Ma dove vederti, allora? — insistette ancora lui, nel suo bisogno di soccorso.
— Oh non da me, non da me! — gridò lei, facendo un atto di ribrezzo.
— Hai ragione — annuì lui, lentamente.
E si guardarono in viso. Il destino li aveva avvicinati un tempo, ed essi tenevano nelle loro mani, la quiete e la dolcezza della loro vita, e l’avevano lasciata sfuggire, per ignoranza, per cecità, per timidezza, per debolezza: sovra loro, sovra le loro fragili anime, sovra le loro caduche compagini, era sorto un essere forte e crudele, una donna imperiosa e malvagia che li aveva combat-