Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
184 | storia di due anime |
— Lo sapevo, lo vedo — disse ella, girando intorno gli occhi torbidi e tristi, dalle palpebre pesanti e oscure.
— L’avresti creduto, tu, Gelsomina, che Anna mi avrebbe assassinato, l’avresti creduto?
— Io l’ho sempre creduto — diss’ella, semplicemente.
— Da prima?
— Dal primo momento — ella soggiunse, con fermezza.
— E non mi hai detto niente? Nessuno, mi ha detto niente!
— Non dovevo dirti niente — ella soggiunse, ancora.
— E perchè? Perchè?
— Perchè tu l’amavi: perchè tu eri pazzo, Domenico — continuò lei, tristemente. — Ed era inutile dirti nulla.
— E mi hai lasciato perdere, Gelsomina, tu che mi volevi bene! Tu dicevi, allora, di volermi bene!
— Ti volevo bene e assai — disse la misera, con un tremito nella voce. — Come a nessuno, ti volevo bene!
— E mi hai taciuto tutto! Non mi hai avvertito! Mi hai lasciato perdere, così, Gelsomina!
— Anch’io mi sono perduta, Domenico! — dichiarò la disgraziata, a voce alta, con l’accento della verità.
La verità, a un tratto, grandeggiò, fra quei due, si fece più alta di loro, s’impose a loro, luminosa, immensa, fatale, apparsa troppo tardi, fatale, troppo