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storia di due anime 163


Alle loro spalle, Domenico Maresca chiuse a chiave la porta della bottega e restò un momento, solo, davanti alla Madonna Addolorata. Poichè, nella sua perfetta onestà, egli voleva mantenere in tutto e per tutto la parola data al gentiluomo, voleva partire, anche lui, subito, rinserrando preziosamente il simulacro dietro le pesanti, duplici porte della sua bottega. Non l’avrebbe vista, sino all’alba del secondo giorno, in cui la Dolente doveva lasciare per sempre la bottega, ove era stata circa tre anni, non l’avrebbe vista più: così egli aveva promesso e così doveva mantenere. E senza parole, si appoggiò col capo, col viso, ai piedi della Dolente, calzati di sandali, nudi nei sandali, e immobili sul piedistallo, quasi li avesse pietrificati lo spasimo: senza parole, egli mise la sua bocca su quei piedi, che, pure esciti dalle sue mani di artista, adesso, benedetti, consacrati, formavano parte di una figura divina, formavano parte di un simbolo di dolore e di pietà. In quell’atto di reverenza, di umiltà, di abbandono, il pittore dei santi concentrò tutta la sua anima semplice, e raccolse tutto il suo spirito semplice, e adorando la Dolente, dandole l’ultimo saluto, affidò a Lei, nella vita, nella morte, la sua salvazione.


Malgrado il sonno profondo in cui era immerso, Domenico Maresca, percepì, a un tratto, di trovarsi nelle tenebre. Ma non giungeva ad aprire gli occhi,