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storia di due anime 157


In tutta la singolarità delle sue vesti, metà monacali, metà sovrane, in quella bizzarria ieratica di sete e di ori, fra orientali e bizantine, in tutto quel lusso sfolgorante e pure funebre, la Madonna Addolorata riempiva, del suo maestoso aspetto, la bottega dei santi. Il sole penetrava, in quell’ora meridiana, dentro la bottega e tutto l’oro del minuzioso, folto, intricato ricamo, brillava nella sua lucidezza, rilevandosi sui toni di oro più cupi e più tranquilli. Sui due teli davanti della veste e sul petto, sulle due falde davanti del manto e sulla testa, all’orlo della veste e sulle braccia, i fiori, le foglie, i viticci, s’intrecciavano, non si distinguevano più, ove cominciassero, ove finissero, era un’onda crescente di ricamo che covrirà il nero, era una spuma d’oro che si allargava, dapertutto, in una ricchezza invadente. Lo sguardo vi si fermava, attratto, allucinato, abbacinato da tutto quell’oro: e sottraendosi a stento, aveva impressioni più dolci, più pacate, sull’argento della corona, sull’argento della raggiera di spade, sul biancore mite del soggolo: e, infine, l’occhio si posava sulla faccia trambasciata della Dolente e ne riceveva l’impressione più pietosa, poichè il sentimento espresso così vivamente dal pittore, aveva avuto la cornice dalle vesti, dal manto e dagli ornamenti, poichè i simboli e gli emblemi nel lutto dell’abito, nel fasto lugubre dell’oro, nella corona chiusa, nelle spade e nel fazzoletto intriso di lagrime, completavano l’opera dell’arte e della pietà.