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storia di due anime 155


E gli porse, dal primo scalino del trespolo, ove era ascesa anch’essa, una grossa gonna di tela nera, una sottana molto larga, a folte pieghe sui fianchi, molto insaldata, che il pittore dei santi, con gesti cauti e discreti, infilò, dalla testa, sul corpo della statua, discendendola pian piano sino alla cintura, stringendola e serrandola dietro, con nastri saldi e con forti spilli chiusi. Con una delicatezza lieve, come se portasse un neonato, come se portasse la più preziosa delle reliquie, donna Raffaellina prese la veste di grossa seta nera, tutta ricamata di oro, sui due lati, davanti, in un intreccio arcano di fiori e di foglie, e la porse a Domenico Maresca: a sua volta, costui, sollevò l’abito singolare e, dalla testa, ne vestì la statua. Subito, la gonna di seta si schiuse, si ampliò, divenne larghissima, sovra la sottana di tela, che era stata messa apposta per darle quel largo giro: il busto lungo, casto, rigido, si assettò sul busto della statua, perfettamente, mostrando con qual cura erano state prese le misure ed eseguite le varie pruove. E presa dall’impeto dell’opera sua, la ricamatrice salì gli altri due gradini, si tenne in equilibrio per miracolo, presso Domenico Maresca, e si mise ad aggiustare con le mani bianche, agili, fini, di donna che ha passato la vita a ricamare con le sete e con l’oro gli arredi sacri e le sacre vesti, il soggolo bianco al collo della statua, cingendone la nuca, fasciandola sin quasi al mento, come è la tradizione antica. Insieme a Domenico Maresca, reggendosi malamente, a rischio, ora l’uno, ora l’altro, di pre-