Pagina:Serao - Storia di due anime, Roma, Nuova antologia, 1904.djvu/141


storia di due anime 139


— È stato inutile.

— Sei certo, che non ti vuol bene?

— Come della morte, ne sono certo.

— Oh Dio! — disse lei, celandosi il viso tra le mani.

— Essa mi ha sposato per il danaro — continuò lui che, oramai, era preso dal delirio della confidenza. — Non per altro: per danaro. Ne ho speso tanto, Gelsomina: e non è bastato: e non basta: ce ne vuole sempre: se no, Anna mi disprezza e mi disprezzerà più che mai...

— Gesù, Gesù... — ripeteva lei, sommessamente.

— Non solo non mi ama, ma le sono odioso: lo mostra, lo dice, in ogni atto, in ogni parola. Non posso più accostarmi a lei, senza che mi respinga: non posso volerle dare un bacio, senza che mi faccia uno sgarbo...

— Che ingrata... che ingrata...

— La mia famiglia, i miei parenti, i miei amici, tutti, tutti li disprezza, sputerebbe loro in faccia, se potesse... e, invece, sta sempre con i suoi... non so dove... non so con chi...

— Che dici? Non sai, dove? Non sai, con chi?

— Gelsomina, Gelsomina, — gridò lui, giunto al colmo del parossismo — da oggi, alle quattro, è andata via, e mi ha scritto che sarebbe rientrata tardi, mi ha lasciato solo... disperato...

— Non sai dove è?

— Qui, qua vicino, qua attorno, deve essere in una di queste case della Torretta, da una sua parente, e non so il numero di casa, non so nulla,