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storia di due anime 103


la prima domenica di ottobre, fosse finita per metà settembre. E già due volte, lasciata una somma di danaro, il gentiluomo era sparito, non facendosi vedere più, non avendo lasciato nome, non avendo lasciato indirizzo, malato, partito, forse, lontano, dimentico, travolto, chi sa dove, travolto, chi sa da quale bufera di piaceri o di dolori. E già due feste dell’Addolorata erano trascorse, senza che l’opera fosse non che finita, inoltrata; già due volte donna Raffaellina Galante, la ricamatrice sacra, nella sua casa di via Mezzocannone, aveva messo a telaio la veste della Madonna e non aveva continuato più il ricamo; già due volte, in due anni, Domenico Maresca aveva passato delle ore a dipingere il volto tragico di Maria, lavorando ritto sulla piattaforma di legno: e poi, giacchè il gentiluomo era scomparso, giacchè altri impegni sorgevano, nulla era stato continuato, aspettando.

Molte fatiche avevan quotidianamente pesato sulla vita di Domenico Maresca, dopo le sue nozze. Come se la Provvidenza avesse tutti intesi i bisogni della sua esistenza materiale e morale, gli aveva inviato una clientela sempre più larga e sempre fiduciosa della sua opera. Assai eran cresciute le sue necessità economiche: commesso il grave errore primiero di sposare Anna Dentale, con un fasto discordante con la sua piccola fortuna di pittore dei santi e coi suoi guadagni, egli era stato costretto a mantenere la sua sposa in un’abbondanza di vita, che gli costava molto. Anna non dimenticava che era stata una signora: anzi, non rammentava che