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106 un innamorato dell’italia

re di Fabrizio del Dongo per dirci lo stato miserrimo della gioventù italiana, in quel tempo, in cui, tramontato il grande sogno di eroismo, con Napoleone, non restava nulla da fare ai pigri e ai deboli, salvo che essere un bellimbusto nei caffè e nei saloni: avere un cavallo inglese e un’amante con un bel titolo. Anche ai forti e ai volenterosi, tutto era chiuso: ogni via di celebrità e di grandezza era tolta, salvo che nel clero. Ai giovani italiani, ai giovani nobili restava scegliere fra il servire dei governi che aveano ucciso Napoleone Bonaparte, o esiliarsi in America, dove non vi erano nè arte, nè beltà, nè amore