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tere che esercitavano, e non solo nel settentrione d’Italia, questi ministri, questi diplomatici sui loro sovrani: e i capolavori di talento, di finezza, di furberia che essi mettevano al servizio della loro fortuna e di quella del loro piccolo Stato. Ora, la diplomazia è diventata un vano nome, in questo mediocre tempo moderno; ma la diplomazia italiana della prima metà del secolo, che annoverò i più illustri uomini del nostro paese, che fu una lotta perpetua dell’ingegno e della genialità politica, a Napoli, a Torino, a Modena, a Firenze, questa diplomazia che celebrò nella realtà il genio di Machiavelli, ha trovato il suo pit-