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alla scuola | 97 |
vano il filo e i ferri e l’ago e il ditale e qualche cosa da orlare. Santelia cuciva già una camicia. Cavalieri si bucò un ditino, ne sprizzò il sangue, lo succhiò e non volle più cucire. Tecchia e Buongarzone avevano la calza e lavoravano, urtandosi coi gomiti, dure dure, come se contassero le maglie. Le altre che non cucivano e non facevano la calza, non potevano star ferme, non potevano tacere. Dovetti andare molto in collera per ottenere un po’ di silenzio. Dopo cinque minuti, una vocina timida mi chiese:
— Maestra, fateci un favore.
— Che favore?
— Dite prima, che ce lo fate.
— Se non so che cosa è....
— Maestra, ce lo potete fare.
— Dite dunque.
— Maestra, vogliamo sapere come vi chiamate.
Dissi in fretta il mio nome e subito un coro di esclamazioni:
— Oh che bel nome che avete, maestra! Beata voi che avete questo nome.