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94 alla scuola


pretare la mia volontà. Feci una quantità di tentativi per confonderla, per coglierla in fallo, leggermente irritata di quella bonomia monotona. Mi rispondeva sempre bene, con una lentezza e una umiltà, senza turbarsi mai. Così fu che mi vinse: e in un momento in cui Aloe aveva cavata fuori la spugna del calamaio, impiastricciandosi orribilmente d’inchiostro, le gridai:

— Aloe, ma non potete star ferma un minuto? Vedete Santelia!

— Ah! quella è Santelia — mi rispose, con un accento profondo.

Lei Aloe non sapeva nulla, non aveva il sillabario, non aveva la penna, non aveva l’abbaco, non aveva il quaderno per le aste. Stava ritta innanzi al cartellone delle sillabe, guardandolo con le mani penzoloni, senza aprire bocca. Una viva espressione di sofferenza le si traduceva sulla faccia smorta.

— Leggete dunque.

— Non so — mormorava — non so.