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92 alla scuola


Cavalieri, rabbonita, le buttò al collo le braccia grassocce e la baciò sulla guancia. E Aloe si diede a piangere, tremando tutta, singhiozzando, inconsolabile.

Per quanto cercassi d’essere imperiosa, non ci riescivo. Quelle creature non ci credevano alla mia durezza, alle mie occhiate burbere, alla voce secca e breve, alle minacce di castighi. Mi sogguardavano, sorridendo; oppure mi chiedevano perdono con certi sguardi supplici — io mi voltava verso la lavagna, per non perdere la gravità. Non era possibile di farle stare tranquille: ogni momento nasceva un nuovo incidente. In quanto a Parascandolo, una bimba sottile, con certi occhi lionati e un nasino dalle nari dilatate, ella mangiava sempre. Prima aveva mangiato il pane della sua colazione, poi aveva cavato di sotto al banco una