duttori che si socchiudono, come in una stanchezza. Questo piccoletto ha la pelle bruna, di un bruno caldo e fiorente, i capelli piantati rudemente sulla fronte, le sopracciglia nere e sottili, la bocca rossa e viva come un garofano: bruno il collo libero nel colletto alla marinara, brune le gambe nude e nervose. Ma il viso delicatamente ovale è divorato da quegli occhioni singolari che vi turbano, tanto sono dotati di fascino. E dietro la singolarità di questi occhi, che a volte sembrano quelli di una andalusa vivace, a volte quelli di un arabo ravvolto nel burnous, vi è un bizzarro temperamento di fanciullo. Egli non vuole essere baciato: non bacia mai. Se gli parlate come a un bambino, egli vi guarda serio serio, volta le spalle e se ne va. Di giocattoli non ne vuole. Bisogna fargli un bel ragionamento, logico, tranquillo, parlandogli come a un grande: allora vi risponde, quetamente, certe cose profonde che egli pensa. Non provate a raccontargli delle storie, delle fiabe: è lui che ve ne racconta, che le