cose piccanti che la fanno ridere brevemente, mentre il bimbo ascolta, cercando di comprendere. Spesso, ella sale un momento da una amica, lascia il bimbo in carrozza e si trattiene un’ora; la povera creatura aspetta, con gli occhi imbambolati, annoiandosi, e il cocchiere che sa tutto, borbotta certe frasi brutali. Poi, per quindici giorni la madre dimentica il bimbo, dandogli un bacio distratto al mattino, facendogli uno sgarbo nelle ore di nervosità, gridando alla cameriera di portarlo via, se piange. In certe ore, al bimbo è assolutamente proibito di entrare nel salotto della madre. Non ci si va: dice la gouvernante, sorridendo. Per favore la madre si fa vedere dal figliuoletto, in abito da ballo, scollacciata, ma invano il bimbo tende le braccia a quella bella figura: essa ha paura di guastarsi l’acconciatura e parte, senza abbracciarlo, dicendogli di star quieto. In certe epoche un terremoto di feste scuote la casa: sarte, sarti, camerieri, balli, fiori, porte sbattute; non si pranza più, non si dorme più: poi la signora