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gli spostati 145


in maniche di camicia che si tingono i mustacchi, camerieri che baciano furtivamente le cameriere, signori arzilli, scricchiolii di porte, sbagli di numero, ombre che attraversano i corridoi di notte, dialoghi sommessi. Lei china gli occhi, impallidisce e sorride. Quando si sta in famiglia, col padre, con lo zio, coi cugini, ella sente i discorsi brutali d’interesse, i progetti avidi di guadagno, le combinazioni migliori per scorticare la gente, e tutto l’odio, il disprezzo che ha l’albergatore pel viaggiatore. E due cose l’hanno maggiormente colpita, a dieci anni: la figura di quella grande signora biondissima, che stette tre mesi, spendendo e spandendo, ricevendo tutta Roma, buttando il denaro dalla finestra, facendo accorrere i camerieri tutti quanti, che non saldava mai il conto e contro la quale suo padre era furioso, che poi lo saldò in un modo strano, mandando a chiamare l’albergatore, trattenendolo mezza giornata e rimandandolo tutto sorridente — e quel signore magro e pallido, che stette mezza gior-