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perdizione 127


gliatezza andando e venendo senza fretta, aprendo tutti i cassetti e tutti gli armadi, senza trovare nulla, la mammina bionda vestì Mario. Il quale ritto, in camicia, sul letto, agitava le gambe aspettando le calze e gli stivalini, scherzando con suo padre, buttandosi giù sul letto, facendosi solleticare, ridendo sempre, baciucchiando il suo papà bello che si abbandonava, ridendo, sul letto, anche lui. Più d’una volta, mentre gli tirava su le calze, gli allacciava gli stivaletti e gli abbottonava il vestitino, la bionda mammina si era chinata sul collo di Mario, come se avesse voluto dire qualche cosa in segreto al bimbo. Ma il papà era sempre lì, fermo ad aspettare, sorridente. La mammina sbagliò tutta la fila di bottoni e dovette ricominciarla. Mario fremeva d’impazienza, dimenandosi: il papà aveva già il cappello in testa e mammina cercava ancora un fazzolettino da dare a Mario.

— Gli dò il mio, Tecla, se gli serve.

— Non mi serve, andiamo, papà piccino.