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126 | perdizione |
— O papuccio mio bello, o piccolo papà caro — ripeteva, ridendo, avvinghiandosi come un serpentello.
— Andiamo, Tecla, vesti Mario: si fa tardi.
— Veramente vuoi condurlo a spasso? — chiese ella, sorpresa, senza alzarsi.
— Figùrati, ho due ore di libertà, un vero miracolo! Questa creatura non esce mai con me.
— Se lo conduci al Pincio, avrà freddo.
— Non lo conduco al Pincio. È vero, burattinello mio, che non te ne importa niente del Pincio?
— Non me ne importa, papino, purché tu mi conduca e la mammina mi metta l’abito di raso.
— Ai Prati di Castello ci farà umido — osservò la madre.
— Non lo conduco ai Prati — non lo vuoi far uscire, il bimbo? Sei gelosa eh?
— Ma che! — fece lei, dando una spallata.
E alzandosi lentamente, con una grande svo-