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— Che ti ho fatto? Che ti ho fatto? Io non ti ho fatto nulla!

— Nulla, Barberina, nulla? Ogni giorno, tu mi hai offeso, un poco o molto, facendoti corteggiare da questo, da quello....

— Non è colpa mia! — ella protestò. — E colpa loro!

— Accettando questa corte sotto i miei occhi, portandomi in casa questi corteggiatori, infliggendomeli e io dovendomeli sopportare, io, tuo marito....

— Camillo!

— .... io, uomo d’onore, io, figliuolo di una donna onesta, io, fratello di una onesta donna..., — e già tremava tutto di collera e di dolore.

— Camillo, Camillo!

— Che hai fatto, tu, Barberina, del mio nome, della mia pace, del mio onore? Dove hai gittato tutto questo, che era l’unico mio tesoro? In quale fogna di morboso capriccio o di vizio? — E la sua collera faceva spavento.

— Camillo, io non ho avuto amanti!

— Chi ti crede? Chi ti crede?

— Camillo, ti giuro io non ho avuto amanti!

— Taci, non giurare, non spergiurare!

— Per tutti i miei morti, Camillo, io non ho avuto amanti! — E la donna levò le braccia nude, in alto, mentre il grande grido riempiva la stanza del suo spergiuro.

Fosco, cupo, Camillo Moles, guardava il pavimento; e le sue mani, sui bracciuoli della poltrona, sembravano esangui.

— .... perchè ti accuso, io? — egli vaneggiò, come se parlasse a sè stesso. — Sono stato, con te, non solo debole, non solo fiacco, ma vile, sì, vile... Non ho mai voluto conoscere tutta la verità, per non covrirti di fango... ho distolto gli occhi da quello che tutti, forse, vedevano chiaramente... ti ho trovato delle scuse... mi sono assunto dei torti immaginari... sono stato il marito che non è cieco e sembra cieco, e di cui tutti ri-