Pagina:Serao - Mors tua.djvu/59


— 51 —


Infatti, ella levò il capo, e disse, anch’ella, con voce chiara e tranquilla:

— Migliaia di donne, madri e mogli lo faranno, Loreta.

— Io no! io no! — esclamò la ribelle figliuola.

— Esse saranno pazienti, Loreta, e avranno fede nell’attesa — concluse, fermamente e dolcemente, la madre.

— Donne che hanno il tuo cuore, mamma, non il mio — replicò, in un violento corruccio, Loreta.

— Perchè dici male dei nostri cuori, figlia? — soggiunse la madre, facendo uno sforzo mirabile, per dissimulare, sotto la dolcezza e la fermezza, la sua immensa pena. — Tu non li conosci, questi cuori!

— Non li conosco: e mi sono estranei, madre — dichiarò, torva, Loreta.

— Anche il mio, figlia cara, ti è estraneo? — le chiese, mortalmente pallida, la madre, che si era levata in piedi, e appoggiava la mano al tavolo, forse per reggersi, forse per non cadere.

Con uno sguardo suggestivo, Carletto Valli arrestò qualche parola anche più trista, sulle labbra della sua fidanzata. Costei tacque, si levò dalla sedia, si avanzò sul verone, e si appoggiò alla balaustra, come se volesse respirare l’aria notturna, a suo sollievo e a suo sfogo. Il fidanzato fece un cenno suadente a Carolina Leoni, quasi a consolarla, e a farle indulgere a sua figlia: ella sospirò, profondamente, non altro. Carletto Valli uscì sul verone, accanto a Loreta, le mise il braccio sotto il braccio. Ella trasalì, si volse a lui, nella penombra notturna, e il volto bianco parve s’irradiasse:

— Loreta, tu hai afflitto tua madre.

— Lo so. È destino che i figli affliggano i genitori.

— Essa ti ama teneramente.

— Lo so. È destino che ognuno soffra pel suo amore, Carlo — ribattè, ostinata, Loreta.

— Sei crudele, amor mio... — mormorò, soggiogato, Carletto Valli.