Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 36 — |
non protesta? Non dici messa, non canti vespero, non fai orazione, non conduci una vita di santarello?...
— Non basta, don Francesco, non basta — esclamò, turbato, il sacerdote.
— Come non basta? Che cosa, non basta? Perchè non basta? — insistette il vecchio, con un suo consueto scatto di impazienza.
— Che non faccio, che non farei, padre mio, per esser caro a Dio, per ottenere da Lui questa grande grazia! — esclamò il pallido sacerdote, con un tono sempre più velato di emozione.
— Una grande grazia, Giulietto?
— Voi conoscete quale essa sia, don Francesco — e, di nuovo chinò gli occhi azzurrini, ove fluivano la sua pietà e la sua fede.
Allora, a un tratto, un breve riso secco e stridulo, esci da quelle labbra scolorate, da quella bocca sdentata e incavata, un riso di vecchio allegro e beffardo, un riso di duro scherno.
— Va là, Giulietto, caro figliuolo mio sciocco, va là col tuo piccolo digiuno di niente, per scongiurare un fatto enorme, un fatto immenso...!
— Sono indegno, è vero — balbettò, umiliato, il giovine prete. — Ma tutto giova. Sempre, si può meritare...
— Giulietto, ma tu credi in Dio? — proruppe Tirato vecchio.
— Don Francesco, che dite?
— Ebbene, se Dio ha deciso lassù, la guerra, tu vuoi opporti, tu, misera creatura? Tu mi fai ridere!
— No... no... non mi oppongo, prego, prego, ecco tutto — seguitò a balbettare, sempre più sconvolto, don Giulio Lanfranchi.
— Se credi in Dio, vuoi o non vuoi obbedirgli? Se sei cristiano e prete, vuoi o non vuoi rassegnarti?
— insistette, aspro, il vecchio don Francesco.
— Sì... sì... sì... — mormorò, curvo, piegato in due, il giovine sacerdote.
— E non discutere, allora, con Dio, quando lo preghi di non permettere la guerra che Egli ha