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bra pallide e gonfie, tutte maculate, e protese in quella linea costante d’imbronciamento. Solo gli occhi di Camillo Moles si differenziavano da quelli di sua sorella Magda; essa li aveva chiari, grossi e sporgenti, con una espressione puerile di perplessità, d’incertezza: gli occhi del fratello erano oscuri, bene incassati, e possedevano una tenue luce, sempre viva, una luce ora di palpitante pensiero, ora di fluente dolcezza. E nelle grandi ore del lavoro di avvocato, nelle ore della sua impetuosa eloquenza, innanzi ai giudici, innanzi ai giurati, quegli occhi avevano un fluido spirituale incomparabile; per cui spariva la bruttezza, spariva la goffagine e l’uomo e il difensore si facevano affascinanti.
— Perchè canta queste sudicerie, Barbara? E questa gente sfacciata, Magda, perchè balla così indecentemente? — egli soggiunse, a sua sorella, con un tremito di collera, sempre maggiore.
— Non so... non so... — rispose, vagamente, tristemente, la sorella.
— Magda, in questi momenti, Magda, che cosa abbietta, in questi momenti! — egli insistette, ancora, non frenando la sua angoscia.
— Che vuoi dire, Camillo? Che significa? — ella domandò, ansiosa, trepidante.
— Significa che ci siamo, Magda mia! Ci siamo!
— e un dolore che egli non poteva reprimere, sopravvinse la sua collera.
— Camillo, è vero, è vero? — proruppe Magda, arrossendo nello smorto viso, mordendosi le grosse labbra, per non singhiozzare. — Mi porteranno via Mario? Me lo portano via?
— Sì, Magda — egli rispose, desolatamente. — — Te lo portano via, e ti portano via anche il tuo povero fratello....
E un così intenso spasimo fremette nella voce e nelle parole di Camillo Moles, che Magda gli mise la mano sul braccio, quasi a frenarlo, a calmarlo, mentre ella soffocava per l’emozione.
— Mario e Camillo... le due sole creature che