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forti, la sua scatola di sigarette aperta, la sua cartella di pelle bruna, incisa in rosso, bleu e oro, i suoi panni maschili, sparsi, qua e là, il suo armadio socchiuso, donde si vedeva la fila delle sue cravatte, sospese a un nastro. Elegante, raffinata, quella camera da letto, con il suo vasello di fiori sulla scrivania, ove si bagnava, sempre, un mazzolino di fiori freschi, e un altro vasello, a capo letto, con altri fiorellini, innanzi al ritratto di sua madre, Marta Ardore. Così, anche l’effigie materna vegliava sul sonno del più giovane suo figliuolo, mentre, nella casa istessa, la madre istessa, poco lontana, si addormentava, dopo aver pregato per lui. Nulla, adunque, era mutato nella camera del ventenne Giorgio, che era morto in guerra, con la carotide tagliata dalla mitraglia, svenato. Pareva che egli ne fosse venuto via il giorno prima. Il candido letto era rifatto, sotto la sua coltre di seta avorio, a fiorellini rosei e cilestrini: sul tappeto, innanzi al letto, erano, in ordine, le sue pantofole di cuoio di Russia: sulla sedia, ai piedi del letto, il pyjama che egli aveva indossato, l’ultima notte che vi aveva dormito: sulla scrivania, anche il nitido calamaio di porcellana bianca, era pieno dell’inchiostro violetto, che Giorgio Ardore adoperava, nello scrivere: la sua penna era lì, appoggiata, quasi pronta a esser presa, per scrivere. Tutto pareva vivo e pronto, nella stanza di quel ventenne, che era morto sgozzato al fronte, sei mesi dopo la sua chiamata alle armi, due mesi prima dell’armistizio. Una mano vivente, aveva a poco a poco, aggiunto, qualche cosa, in quella stanza del morto: vale a dire tutte le sue fotografie, da quando era infante, sino, forse, alla sua partenza, che non doveva aver ritorno. Ecco, il bimbo di quattro anni, ancora con la gonnelluccia femminile, tutto ricciuto, con la sua aria di bambinello Gesù; poi, a sei anni, coi suoi calzoncini di velluto nero e il giustacuore di velluto e il gran colletto di merletto arrovesciato, simile a uno dei figliuoli del re Edoardo, nel famoso quadro: eccolo vestito da