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— .... la cameriera, fa anche da cuoca.... Capirà, una signora sola.... È fuori per la spesa, la cameriera.

— Allora, avete la chiave?

— Ho la chiave, certo.

— Datemela, Caterina.

E in questo momento che Caterina, fissando l’uomo, ha un senso misterioso di paura.

— Caterina, la chiave.

— Eccola — obbedisce lei, un po’ tremante.

— Vorrei fare una sorpresa a mia moglie — dice, con semplicità, Camillo Moles. — Quando ella rientra, volete non dirle che sono sopra?

Di nuovo, Caterina si sgomenta. Ma il capitano Moles è così quieto, così naturale, che ella scaccia la sua sensazione. Anzi, le sembra che Moles abbia sorriso, un istante. Sì, ha sorriso!

— Chi sa che gioia, la signora, quando rivedrà il suo signore....

— Non ditele che sono sopra: sarà graziosissimo. — E questa volta, egli sorride veramente.

— Ci conti, ci conti, capitano.

Il capitano Camillo Moles se ne va verso le scale, le sale col suo passo militaresco, sino al terzo piano, apre la porta della sua casa ed entra. I pianerottoli di quel palazzo sono lunghi e stretti e vi si aprono tre porte: due di un grande appartamento, uno di un più piccolo quartino. Vi è una ringhiera di ferro, appoggiandosi alla quale si scorge tutto il giro delle scale, sino giù, al portone. Barberina Moles rientra tre quarti d’ora dopo, che suo marito Camillo è penetrato nell’appartamento. Indossa un vestito di lana color nocciuola, già primaverile, sovra una camicetta di seta bianca, il cui ondulante colletto si apre sul colletto della giacca: ha un cappellino di velluto nero. Il marito, Camillo Moles, deve averla veduta arrivare, da qualche parte, perchè ha schiuso la porta ed è uscito sul pianerottolo. Ora, egli si appoggia alla ringhiera e chiama, a gran voce:

— Barberina!