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— Ti ho cercato al Circolo, per venir qua insieme e non vi eri...

— Ti ho preceduta — le rispose seccamente il marito; e girandosi subito sui tacchi, si mise a discorrere con Franco Gaita, allontanandosi con l’altro.

— Magda cara... Magda — disse Barbara Moles, con la sua voce meglio insinuante, tenendole una mano fra le mani; e accarezzandogliela lievemente.

La cognata la sogguardava, perplessa.

— E Camillo? Non vi è mio fratello?

— Non vi è, il fratellino, non vi è! esclamò, lestamente, Barbara Moles. — Sta in istudio sino a tardi, lo sai, Magda mia... ma verrà, poi» verrà il Camilluccio nostro, il maritissimo mio... — E rise, rise del suo riso fresco e malizioso.

Ma l’entrata di Mario Falcone e, poi, di Magda, sua moglie, avevano appesantito l’umore dell’ambiente. Donna Clara Frontini si congedava, camminando col suo passo solenne, agitando in ritmo il suo capo dal cappello impennacchiato, guardando gli astanti, ad uno, ad uno, per salutarli, col suo occhialino d’oro, sospeso ad una catena tessuta di perle. Delia Consiglio aveva finito per attirare a sè Ivo Ranaldi, da quando ella aveva dichiarato i molti denari del suo papà. Dalia Consiglio filava più che mai con Giulio Cortese, in un angolo, prendendosi ogni tanto per la mano» fissandosi a lungo, in silenzio, quasi accostandosi col viso, per baciarsi, mentre Ginetta, stanca, smorta, con i suoi occhi segnati di scuro, scambiava qualche parola banale con Magda Falcone, che ascoltava con occhi bassi, con le sue grosse labbra pallide immusonite, sempre incerta.

— Giovanotti, ragazze, che è questo mortorio? Delia, Dalia, flirtiamo allegramente, in nome di Dio! — strillò Barberina, in mezzo al salotto. — Facciamo qualche cosa di gaio, magari di canaille! Non ti scandalizzare, cognato Mano! E tu, Magda, santa donna, guarda dall’altra parte! Io suono e canto la Java, sapete bene, la chanson d’apaches, che è una mazurka... Sapete ballare la mazurka?