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ma egli non si è diretto alla sua casa di via Boncompagni, quella che egli abitava, da cinque anni prima della guerra e che è rimasta, sempre, la sua casa, ove sua moglie, Barberina Moles, ha sempre dimorato, durante i quattro anni di guerra, salvo ad assentarsene, a partirne, continuamente, ora con una scusa, ora con un’altra, e a starne lontana, per molto tempo. Adesso, Barberina Moles è in Roma, ad attenderlo, in via Boncompagni, scrivendogli a Trieste lettere amorose e pressanti, perchè egli rientri, infine, «presso la sua donna, che lo aspetta, con tutti i suoi più ardenti e più mordenti baci», ed egli ha risposto, due o tre volte, con letterine brevi, con biglietti, dicendo che è sul partire da Trieste e che, a ogni modo, avvertirà con uno, con due telegrammi, del suo arrivo. Barbarina Moles è in via Boncompagni, aspettando i due telegrammi. Neppure Camillo Moles si è diretto alla dimora di sua sorella vedova, Magda Falcone, che si è ridotta a vivere in un appartamentino della vecchia via Giulia, in un palazzo antico, che è dei Falcone, dove ancora vivono certi larghi parenti Falcone, gente di vecchio stile, alta borghesia romana antiquata, dimora ove Magda Falcone trascorre, lontana dal centro, la sua lenta e monotona vita. Neppure Magda sa dell’arrivo di suo fratello: nelle sue lettere, a Trieste, ella prega, supplica Camillo di avvertirla, ella vuole rivederlo subito, vuole andargli incontro alla stazione e vi è una viva inquietudine nelle sue più semplici parole e ogni tanto, in una piccola frase allusiva, apparisce l’idea del perdono. A questa idea e a questa parola, Camillo Moles non ha mai risposto, nelle corte lettere a sua sorella, come se non avesse letto, o non ci avesse badato: le dice che sarà prestissimo di ritorno, che, del resto, per accontentarla, le farà uno o forse due telegrammi, per dirle il giorno e l’ora del suo arrivo in Roma. Ma Camillo Moles, partendo da Trieste per Roma, non ha telegrafato nè a Barberina, sua moglie, in via Boncompagni,