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Ella lo sogguardò senza rispondere; poi stese la sua mano bianca e odorosa, verso lui, gli toccò lievemente la giacca oscura e disse:

— Mario, hai portato i truffes di cioccolatte? Dove sono? Dammeli.

E con un gesto famigliare, portò, quasi, la sua testa sul petto del cognato Mario Falcone, frugò nella tasca della giacca, e tirò fuori un sacchetto di dolci.

— Ragazze, ragazze, Delia, Dalia, Ginetta, qui abbiamo i truffes del galante, dell’elegante mio signor cognato! — trillò lietamente Barbara, cominciando a offrire, intorno, i cioccolatini.

Adesso Mario Falcone si era rasserenato e seguiva con occhio assorto, il giro che faceva Barberina, offrendo i cioccolattini, a donne e a uomini. Passando dinanzi allo spagnuolo, Barbara non si fermò e disse: A lei non piacciono, lo so i “truffes„! Poi, giunta di nuovo presso il biondo e bel cognato, prese una di quelle grosse pallottole di cioccolatte, ne sgranò la metà con le labbra, e guardando negli occhi Mario, gli diede l’altra metà:

— Tieni; tu non ne hai avuto...

Allora egli ne cercò un altro, di cioccolattino, frugando nel sacchetto quasi vuoto, che Barbara teneva in mano, ne ruppe la metà coi denti e ne dette l’altra metà a Barbara, facendo questo giuoco puerile e voluttuoso, molto vicini l’uno all’altro. Barbara, si arretrò di due o tre passi, si compose un viso indifferente, mormorando, in un soffio:

— Magda, Magda, Magda...

Anche Mario Falcone si arretrò, si volse, prese la sua aria consueta, che era quella un po’ disdegnosa di un uomo che si annoia, sempre, dove si trova. Magda Falcone, sua moglie, la sorella di Camillo Moles, una signora, non bella, e neppur tanto giovane, dal corpo un po’ sformato, di busto troppo grosso e troppo lungo, vestita senza gusto, alla meglio, era entrata nel salotto di Barberina, con un’aria inquieta, che invano tentava di dissimulare. Disse al marito, timidamente: