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medico lo ha detto: e me lo hanno riferito. E, poi, il tenente lo desidera tanto...
— E perchè mai, Costantini, egli lo desidera tanto? — chiede, preoccupatissima, la piccola madre.
— È così, signora: un forte desiderio: forse un capriccio: ma un capriccio che si deve soddisfare...
— Io, solo, lassù, non lo mando... — soggiunge Carmela Soria. — Non sta bene: non sta niente bene. Come viaggerà, solo? Non posso andare, io, con lui?
— Oh no! Non è cosa per lei, signora Soria! — e un sorriso stentato, è sulla bocca del brav’uomo.
— Ma solo, no, solo no!
— Vado io, se permette, con lui.
— Voi, Costantini?
— Io, sì, sì...
— Mio buon Costantini — dice, commossa, la piccola madre. — Ma voi avrete al paese vostro, a casa vostra, del lavoro da fare, degli obblighi...
— È vero, ma per il mio tenente, posso lasciare, per un po’, la fatica e la famiglia.
— Già siete lontano da una settimana, mi pare...
— Sì: ma ero stato chiamato con tanta urgenza, dal tenente... E, poi, signora, perchè mi ha mandato tanto denaro? Neanche la metà, era necessaria!
— Ma voi di che vi occupate, a Corinaldo?
— Abbiamo un’antica merceria, del mio papà che è morto e della mia vecchia mamma, che è ancor viva: e ci siamo dentro, mia moglie ed io, e ne viviamo, tutti...
— Avete figliuoli?
— Certo. Due: la mia Rosetta che ha nove anni, adesso; e un maschietto, di tre anni, che mi è nato durante la guerra.
— E siete contento del vostro stato, Costantini?
— Eh sì, sono contento... È un piccolo stato... ma basta a noi tutti... Siamo così facilmente contenti, signora...
— E la merceria può andare avanti, senza voi?