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uomini, lanciati, a uccidere, a farsi uccidere, così, bestialmente, ciecamente, non avete visto cadere, ogni giorno, come sotto una falce di un infame falciatore, uomini sani e forti, giovini floridi, messi intiere falciate, messi umane, padre mio....
— Iddio così avea comandato... — mormora don Filippo Morcaldi.
— Non avete uditi i lamenti, le grida, gli urli, dei feriti, dei morenti, che non volevano morire, che erano disperati di morire, che bestemmiavano, che morivano, bestemmiando...
— Questa era la volontà di Dio.... — ripete, pensoso, assorto, il vescovo.
— ... e non avete visto la terra nuda irrorata di sangue, e i campi inondati di sangue, e i ruscelli che si tingevano di rosso, nelle loro acque fuggenti, e le roccie e le pietre e le case, tutte bagnate e deturpate dal sangue, e gli uomini che non eran feriti, macchiati di sangue umano, monsignore, torrenti, fiumi di sangue, ovunque passasse il flagello della guerra!
— È il sangue del sacrificio, chiesto da Dio — replica, per la terza volta, don Filippo.
— È per questo, per questo, che io non credo più in Dio — grida, impetuosamente, Giulio Lanfranchi. — No, non può esistere un Dio che dia la morte a cinquecentomila miei fratelli, e altrettanti sopravviventi, stroncati, mutilati, minorati, inetti a vivere, non può esistere un Dio che spezzi il cuore di cinquecentomila fra madri, mogli e sorelle dei caduti in guerra, non può esistere un Dio che voglia la devastazione, lo stupro, Tassassimo, bruciate le case, crollate le chiese, isteriliti i campi, violentate le donne, uccisi i vecchi e i bimbi, furore, furore dell’uomo contro l’uomo, tutto il selvaggio furore del tempo primitivo, scatenato nell’uomo contro l’uomo... Dio non vi è, Dio non vi è, e tutto è materia bassa e ignobile, tutto fa schifo, nella vita, nel mondo, schifo e orrore!
Ricade sulla sua seggiola, ansante ed estenuato,