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Aspetta, ella, muta, l’ultima parola della verità: non batte ciglio.
— Tuo marito era da tre anni, l’amante di Barberina Moles, mia moglie.
Egli è tutto teso verso lei, aspettando che un grido, che un gesto disperato, gli rivellino l’orrore di Magda. Ma ella non grida, non fa cenno.
— Magda, mi hai bene inteso? Barberina e Mario adulteri, insieme, da tre anni, hai inteso?
— Ti ho inteso — ella risponde semplice — Io lo sapevo.
— Lo sapevi? Lo sapevi? — ruggisce l’uomo, furente.
— Sì. Lo sapevo.
— E da quando? — urla l’altro, sperduto di furore.
— Da tre anni — ella risponde semplicemente.
— Dal primo giorno, adunque?
— Dal primo giorno, Camillo, l’ho saputo.
— E non ha fatto nulla? Non hai detto nulla? Per paura, è vero? Per viltà? perchè sei una misera femmina, senza coraggio, vile, vile!
— Camillo, era venuta per piangere, con te. — Magda dice, a voce bassa.
— Perchè hai taciuto? Perchè hai sopportato? — Camillo farnetica, ancora senza badarle. — Per viltà?
— Per amore, Camillo.
— Per amore di chi, di chi? di Mario, è vero? Del tuo Mario?
— Sì. E per amore del mio Camillo — ella soggiunge calma, guardando lontano.
— Per amore mio, mi hai lasciato disonorare?
— Per amore tuo ti ho lasciato vivere. Se avessi parlato una delle due persone che amavo, poteva morire — e il suo spirito è altrove, nella sua vita anteriore.
— Magda, la vita è uno scherno, senza l’onore! — egli prorompe, esasperato.
— Camillo, la vita è inutile, senza l’amore — ella ribatte fermissima.