Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 242 — |
occhietti e della boccaccia, mentre interrogava la ragazza, da lassù, si riconoscevano, nudi e schietti, la bontà e l’affetto.
— Che. Papa e Papa, mamma Tuta mia! Qua sono nati i pulcini, stanotte, mentre non ce lo aspettavamo... Avete detto che ci voleva una settimana, avete detto!
— E mi sono sbagliata, figlia cara: e mi fa piacere d’essermi sbagliata... Quanti ne son venuti fuori, ah Bicetta?
— Sei, mamma Tuta, sei, tutti bellini, un po’ spennacchiati, ma così vispi, e pigolano, tutti quanti, e aprono il beccuccio, avrano fame e sete... Tre, non si sono aperte, di uova...
— Saranno sciacque...
— No e no, mamma Tuta! Io dico che si aprono domani e ne avremo dieci, di pulcini, che bellezza!
— So’ tuoi, Bicetta, che hai formato la cova e l’hai vegliata bene...
— Ma voi mi avete insegnato, mammarella Tuta mia — e con la mano levata, mandò un bacio, in aria, alla donna.
Costei si commosse e chinandosi sul poggiuolo, fra il vaso di basilico e il gelsomino di Spagna, disse, verso Bicetta:
— Benedetta, benedetta...
La fanciulla fece una lesta giravolta, sui suoi zoccoletti, e la gonna di un panno bigiastro, le battette sulle esili gambe, coverte di calze di cotone bleu scuro. Anche il suo grembiule era di cotonina bleu: ma la camicetta di lanetta a righe bianche e nere, con bottoncini bianchi e un fazzolettino di seta celeste annodato al collo, nel loro aspetto cittadinesco, contrastavano con la gonnelluccia, gli zoccoletti, il grembiule e le calze contadinesche. Anzi, tutto era in contrasto, in Bicetta Pietrangeli, trapiantata da Roma nel bel paesello di Acuto, sovra Fiuggi, da circa quattro anni: mentre i suoi lineamenti di brunetta delicata eran restati fini, la carnagione si era abbronzata, al sole e al vento, mentre i suoi capelli neri erano tirati e ac-