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occhietti e della boccaccia, mentre interrogava la ragazza, da lassù, si riconoscevano, nudi e schietti, la bontà e l’affetto.

— Che. Papa e Papa, mamma Tuta mia! Qua sono nati i pulcini, stanotte, mentre non ce lo aspettavamo... Avete detto che ci voleva una settimana, avete detto!

— E mi sono sbagliata, figlia cara: e mi fa piacere d’essermi sbagliata... Quanti ne son venuti fuori, ah Bicetta?

— Sei, mamma Tuta, sei, tutti bellini, un po’ spennacchiati, ma così vispi, e pigolano, tutti quanti, e aprono il beccuccio, avrano fame e sete... Tre, non si sono aperte, di uova...

— Saranno sciacque...

— No e no, mamma Tuta! Io dico che si aprono domani e ne avremo dieci, di pulcini, che bellezza!

— So’ tuoi, Bicetta, che hai formato la cova e l’hai vegliata bene...

— Ma voi mi avete insegnato, mammarella Tuta mia — e con la mano levata, mandò un bacio, in aria, alla donna.

Costei si commosse e chinandosi sul poggiuolo, fra il vaso di basilico e il gelsomino di Spagna, disse, verso Bicetta:

— Benedetta, benedetta...

La fanciulla fece una lesta giravolta, sui suoi zoccoletti, e la gonna di un panno bigiastro, le battette sulle esili gambe, coverte di calze di cotone bleu scuro. Anche il suo grembiule era di cotonina bleu: ma la camicetta di lanetta a righe bianche e nere, con bottoncini bianchi e un fazzolettino di seta celeste annodato al collo, nel loro aspetto cittadinesco, contrastavano con la gonnelluccia, gli zoccoletti, il grembiule e le calze contadinesche. Anzi, tutto era in contrasto, in Bicetta Pietrangeli, trapiantata da Roma nel bel paesello di Acuto, sovra Fiuggi, da circa quattro anni: mentre i suoi lineamenti di brunetta delicata eran restati fini, la carnagione si era abbronzata, al sole e al vento, mentre i suoi capelli neri erano tirati e ac-