Pagina:Serao - Mors tua.djvu/245


— 237 —

gridò che ero preso di mira, mi diede il fucile... Sparai!

— Ecco. Vedo la scena. Sei giunto tu prima. Se non sparavi, eri morto. Mors tua! Mors tua!

Pesante silenzio del nepote, il cui volto pareva si fosse scavato, nelle guancie, come per estenuante malore.

— Dopo... avrai avuto la prova che hai ammazzato colui che voleva assassinarti?

Silenzio fosco. Il nepote, ogni tanto, levava gli occhi sull’avo, ma come se non lo vedesse. E le sue labbra restavano foscamente chiuse.

— Guido?

— Nonno? — e trabalzò, come uscendo da un sogno.

— Hai avuto la prova?

— Non l’ho avuta.

— Non era armato, l’austriaco?

— No.

— Forse l’arme sarà caduta poco lontana.

— No.

— Si è cercato bene, intorno al cadavere?

— Hanno cercato dapertutto.

— Nessun arme?

— Nessuna. Un frustino, presso la sua mano. Una macchinetta fotografica, poco lontana. Niente altro.

— Vale lo stesso — riprese il fierissimo vecchio. — Era il tuo nemico. Era il tuo diritto e il tuo dovere di spegnerlo. Se egli avesse fatto il suo dovere, doveva ucciderti. Alla guerra non si fila e non si tesse, si uccide. E se costui non ti ha ucciso, era, forse, un vigliacco.

— Nonno, non dire questo! — gridò Guido, improvvisamente, disperato. — È morto per mia mano!

— E tu, forse, hai ucciso un vigliacco — ribattè, ostinato, il terribile vecchio.

Di nuovo si protrasse, fra loro, un cruccioso silenzio, come se, a un tratto, fosse sorta e fattasi forte, fra loro, qualche cosa che li separasse. Ma

M. Serao. Mors tua.... 27