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— Nè Rosetta, nè nessun’altra donna, io sposerò.

— Così — ella riprese, con voce quasi di pianto — questa poveretta, che io ho chiesto a Dio di darmi per figlia, Rosetta, è adesso una creatura delusa nel suo amore, è una misera fidanzata abbandonata. Oh Guido!

— Migliaia di donne innamorate sono state deluse, migliaia di fidanzate sono state abbandonate — egli scoppiò, concitato — Rosetta, come le altre. Pensa, madre, a quelle, il cui fidanzato è stato ucciso in guerra!

E non si accorse, la madre, che il figliuolo si trascolorava, non udì quello che vibrava nelle sue parole.

— Tu sei vivo, Guido mio!

— Di’ a Rosetta che mi consideri come morto! — Guido gridò, improvvisamente esasperato.

Carmela gli si buttò addosso, lo strinse nelle braccia, lo covrì di baci.

— Figlio mio, non parlare così, tu mi spezzi il cuore!

— Sta zitta, sta quieta, mammina cara, zitta, zitta, io sono qui, vivo, vivissimo, e ti bacio e ti amo, ma non parliamo più di Rosetta, te ne scongiuro. — E la baciava, la carezzava, quasi la cullava, la sua piccola madre, ed essa si chetava, taceva, si pacificava, vinta dal suo amore folle, per quel suo figliuolo, vinta dalla tenerezza filiale che la penetrava, sino al fondo del suo animo.

— Ti accontenterò, Guido. Non ti dirò più nulla, di Rosetta — e sospirò profondamente. — Andrò sola, questa sera: inventerò qualche bugia. Forse non mi crederà, Rosetta, ma che debbo fare? E tu, Guido, lo sai che il nonno ha chiesto di te, oggi, due o tre volte?

— Lo so.

— Don Francesco ha resistito a vivere, durante la guerra, proprio per forza di volontà, Guido: voleva veder la vittoria...

— L’ha vista — egli rispose, a denti stretti.

— Ma ha declinato sempre, il nonno: e l’abbiamo