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chia: è il capo è così abbassato sul petto, che non si scorge più il suo volto e solo si vede la sua capigliatura incolta, dove è scomparsa la tonsura, la capigliatura che il vento scompiglia. Il vento, lassù, sull’altissima asta centrale del padiglione, fa sbattere l’ampia bandiera bianca, dalla croce rossa, mentre sul tetto del padiglione altre tele bianche, crociate di rosso, sono distese, per salvaguardare l’ospedale dal cannoneggiamento e dalle bombe degli aereoplani. Ma il cannoneggiamento è assai lontano: giunge, a tratti, or sì, or no: e il cielo pomeridiano, in quella giornata di fresco autunno, è puro. Ma non guarda, non vede, non ode nulla Giulio Lanfranchi, tutto ripiegato su sè stesso, come se volesse dominare un dolore fisico, acuto: e ogni tanto, il suo gracile corpo rattrappito, si dondola: egli fa un gesto solitario, come se volesse distogliersi dal più tormentoso dei suoi pensieri.

— Lanfranchi, Lanfranchi! — viene una voce, da lassù, dalla porta di tela sollevata del padiglione. Questa volta, non è Santillo, il buon giovane infermiere, che lo chiama: è proprio il capitano medico Mendoza, che gli fa cenno di salire. Un profondo sospiro sgorga, ed è un iroso lamento, dalle labbra del prete, il quale si leva a stento, poi resta un poco indeciso e infine risale lentamente il sentiero, per cui era fuggito. Egli giunge presso Mendoza, che è sulla porta, con le maniche del camice bianco rimboccate e i polsi e le mani macchiate di sangue, come la sua veste di chirurgo operatore. Il volto gentile ma virile di Mendoza, i suoi occhi vividi color di acciaio, la sua fronte giovanile, senza una ruga, fanno contrasto con quell’atroce sozzura.

— Lanfranchi, che hai? Ti senti male?

— Tanto, tanto male, Mendoza: non ne posso più!

— A chi lo dici? Qua ci abbattiamo tutti, a momenti... Che tremende giornate, queste ultime! Lo sai che Bonetti ed io, avremo, in tutto, dormito tre ore ogni notte? È un flagello, Lanfran-

M. Serao. ''Mors tua ...'' 14