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— Presa in flagranza. Franzizka Kroll, mentre, nel sotterraneo, l’altra sera, comunicava col nemico, con un suo telefono, non vi è bisogno di farle un processo...

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— Ce ne libereremo domattina, all’alba, fuori città, in contrada Nerelle: forse ella conosce, capitano, il posto o se lo farà indicare. Lei vi si trovi verso le sei, col plotone di esecuzione. La spia vi sarà condotta da altra via, scortata dal tenente Mascia, coi suoi uomini. È una cosa da compiere in silenzio e rapidissimamente. Lei non ha difficoltà?

Il colonnello Galatioto guarda fiso l’ufficiale, che è a lui davanti: il capitano Moles solleva il suo sguardo diritto, espressivo, annuente, verso il suo superiore: e annuisce, anche, con un cenno energico del capo. Non un motto è escito dalla sua bocca. Ma il suo fermo e chietto consenso, è chiaro.

— Si scelga dei soldati di provato coraggio e bene disciplinati. Se li scelga uno per uno: lei, certo, li conosce bene, i suoi uòmini. Non tutti, forse, possono aver voglia di fucilare una donna.

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— Per me — riprende il colonnello Galatioto, lentamente, a occhi bassi, come se parlasse a sè stesso — una donna che trama, che complotta, che combina e tende agguati mortali, che adopera tutto il suo malvagio potere, per trarre a morte altri uomini, altri cristiani, anche se nemici; e si nasconde, e fugge, e gongola di una gioia infernale, quando sia stata causa di strage, e canta, e ride e si beffa dei morti e dei vivi, non è una donna, è una bestia malefica. Dove si trova, bisogna abbatterla.

— Abbatterla! — dichiara, a un tratto, forte, il capitano Moles.

— Non tutti la pensano come me e lei. Scelga, scelga bene i suoi soldati. Essa deve finire di mordere e di uccidere col suo morso. Essa deve

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