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— Ebbene, una di queste pattuglie ha trovato, ieri sera, in un boschetto, coperta di pietre, di terra e di foglie, come una buca: una buca sospetta. Hanno chiamato altri uomini e hanno scavato, scavato per due ore: il passaggio è stato trovato, stretto, nero, soffocante, ma che penetrava... Andavano, a uno a uno, sempre avanti il loro tenente Mascia, abruzzese coraggiosissimo... A un tratto, una piccola luce lontana; poi una fioca voce, feminile che parlava, sommessa, in tedesco... Era questa scelleratissima ragazza austriaca, innanzi a un telefono sotterraneo, che era in comunicazione, con un campo austriaco, verso Borghetto...

— Era sola?

— Solissima! Quando l’hanno accerchiata e legata, non ha gridato, non si è dibattuta: ma il mio amico e compagno Scalatelli, che era di pattuglia, mi ha detto che i suoi occhi gittavano fiamme, contro il tenente Mascia e contro i soldati! Anzi, per disprezzo, ha sputato per terra. Una bella ragazza, capitano: ma nessuna spia più schifosa di questa.

— La conosco: ha ucciso un mio amico — dice, pensoso, il capitano Moles.

— Tanti, tanti altri per lei sono morti, Satanasso di un’austriaca! Le faranno presto, la festa, a questa carogna, io credo? Io ci voglio essere, capitano...

È nel pomeriggio del medesimo giorno che Camillo Moles, è chiamato dal colonnello Carmelo Galatioto, nell’ufficio del Comando.

— Capitano, buone notizie, per lei. Le è concesso di restare al fronte, sino alla fine... Intanto, ho un incarico delicato e forse penoso, da affidarle. Ella mi avea chiesto, è vero? di valermi della sua opera, in qualche circostanza straordinaria.

— Sono ai suoi ordini, colonnello.

— Quella giovane donna, una ragazza austriaca, Franziska Kroll, che ci ha teso tanti tranelli e ci ha fatto tanto danno, è, infine, stata sorpresa e arrestata.