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IL SANGUE.
II.
— Ascolti, ascolti bene, signor tenente! — avverte il caporale Costantini, dirigendosi al suo ufficiale, che è assorto a leggere e a rileggere una lettera.
— Che vuoi? È il cannone: gran novità! Non si sente altro — borbotta, infastidito, Guido Soria.
— Ma è vicino, signor tenente: non fu mai tanto vicino — soggiunge il caporale, che è attentissimo, a occhi bassi, quasi misurasse mentalmente la distanza.
— Tu credi, Costantini?... È vero, è molto vicino. Ma dove, dove? — e già la noia di Soria è scomparsa, già egli vibra di curiosità.
— A destra: molto alla nostra destra: ma assai più in alto di noi, — Ed è tutto teso, con la sua attenzione, il caporale marchigiano.
— A destra, in alto? Verso Strigno, allora. Gianni Scalese è in azione. Già, se lo aspettavano — mormora Soria, come fra sè. — Il movimento potrebbe svolgersi verso noi, ti pare, Costantini?
— Eh sì, sì — conferma, pacatamente, il caporale.
È la prima ora mattinale. Dopo un sonno profondo che gli danno la sua giovinezza e la sua buona salute, ad onta di ogni disagio, il tenente Soria respira l’aria, sulla soglia di quella che egli chiama la sua cabina. È una rozza costruzione,