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— Più che mai, noi siamo, amici, in pericolo di morte, per la persecuzione di guerra — pronuncia, calmo, pacato, l’ospile novello. — E morremo! Morremo bene, in serenità e in bellezza, da uomini consci della propria innocenza, ma sapendo quale immensa speranza, nasca dal nostro sangue sparso....

— Quale speranza? Quale? — chieggono, insieme, i due disertori, al terzo disertore.

— L’avvento della pace — egli dichiara, gravemente.

— Voi lo sperate? Voi sperate? — interrogano, anelanti, i due.

— Io ne sono certo. È la più nobile, la più giusta, la più pietosa delle idee umane, la Pace, fra gli uomini di tutte le razze e dei due emisferi. La Pace! Chi l’ha compresa, chi l’ha amata, chi l’ha benedetta, non può vivere e non può morire, che per essa. Verrà, verrà: essa cammina, verso noi, con passo securo e continuo....

— Verrà, verrà, la pace fra gli uomini.... — ripetono i due, soggiogati.

— Noi, forse, non la vedremo arrivare: ma i nostri figliuoli scorgeranno i primi raggi del suo splendore: ma la sua fulgente luce meridiana, la vedranno e ne saranno circonfusi, i nostri nepoti... Noi morremo, amici, forse, domani, innocenti ma puniti da altri innocenti, che eseguiranno un truce comando. Non importa! Forse questa guerra, creata dall’odio, creata dalla cupidigia, creata dalla prepotenza di tutti coloro che l’hanno scatenata, dovrà continuare.... Forse, ve ne sarà qualche altra: non importa! La Pace cammina. E il sangue di milioni di vittime ignote e il nostro povero sangue, insieme, aprirà meglio il cammino alla Pace. E noi dobbiamo esser lieti, amici, superando ogni miseria corporale e spirituale, se per debellare la guerra, se per far risplendere la pace, noi dovremo dare questa nostra umile e sconosciuta vita!

Ed era spento il focolare, ma il volto dell’apo-