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mentre il mio corpo era attraversato dalla paura: e sempre avrei voluto fuggire, mentre ero paralizzato; sempre avrei voluto sprofondarmi nella terra e mi guardavo attorno, come un fanciullo, per cercare una buca, per nascondermi dentro un tronco di albero.... Amici, dite pure, come io ho detto a me stesso, che sono stato sempre un vile, che sono stato, che sono il più spregevole fra i vigliacchi, ma voi non saprete mai che cosa sia la paura, in guerra!

— Amico, migliaia di uomini hanno patito lo stesso male, come voi e non eran vili.... — pronuncia, pensoso e benigno, il novello ospite.

— Lo so! Lo so! — esclama il cattivo soldato. — Ho tante volte visto, intorno a me, delle faccie contratte, degli occhi stralunati, ove parevami si riflettessero il viso e lo sguardo della mia paura: ho udito, delle voci fioche, chiamare Dio, in aiuto, invocare la Madonna, pronunciare il nome della mamma, a scampo: ho visto delle mani tremanti frugare, sotto la giubba, per toccare una sacra medaglia: ho visto impallidire come spettri, uomini sani e forti: come me, sì, sì, essi avean paura! E altri di questi uomini, sospinti, travolti dalla loro paura, gittarsi come pazzi, come frenetici, nel maggior pericolo, per sfuggire al tremendo incubo della paura, per liberarsene, sì, anche morendo....

— Più di ogni sacrificio, è alto il sacrificio di costoro — dice l’ospite novello, con voce solenne.

Un silenzio di pensiero, di tristezza, di dolore, in quello stanzone perduto, lassù, sulla cima del monte, presso il fatidico giogo, fra i ghiacci eterni, nella notte altissima.

— Ma sono, io, veramente, un vigliacco? — grida, improvvisamente, a sè stesso, il cattivo soldato. — Io, nella mia vita civile, ho corso talvolta dei gravi rischi e li conoscevo, e sono andato incontro a loro, con animo fermo e tranquillo. Io l’ho vista, in viso, la morte, o per la estrema ora di una persona che adoravo, o per una mia infermità, che mi condusse sin quasi alle soglie eterne, e